Dopo tre anni di viaggio… finalmente libero dalla paura

Nel comune di Besana Brianza risiedono 50 ragazzi richiedenti protezione internazionale provenienti da diversi paesi del mondo (Nigeria, Gambia, Ghana, Mali, Senegal, Guinea, Bangladesh) e inseriti nei progetti di accoglienza (CAS) gestiti dalle cooperative Ubuntu e Aeris su mandato della Prefettura di Monza.

A seguito del Percorso Intercultura, proposto nel mese di gennaio alle classi terze della Scuola Secondaria di primo grado “Aldo Moro”, al quale ha attivamente partecipato Mohamed Ba (mediatore culturale senegalese), la nostra scuola ha deciso di coinvolgere i richiedenti protezione internazionale residenti a Besana per conoscere piA? da vicino le loro storie. In particolare, la redazione del nostro giornalino a�?La��ultima oraa�? ha voluto organizzare un momento d’incontro nel mese di maggio e, in questa occasione, A? stata fatta un’intervista a due dei ragazzi: Israel e Adama.

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Dopo una��infanzia vissuta nel terrore e nella violenza, dopo tre anni di viaggio, in Italia, Israel ha provato, per la prima volta, la sensazione di libertA�.

Israel A? un ragazzo di 19 anni, residente a Besana e inserito da fine ottobre 2016 nel progetto di accoglienza della Cooperativa Ubuntu. Ea�� nato a Maiduguri, un paesino a nord della Nigeria. Quando viveva lA�, ogni giorno costantemente nella paura, i terroristi di Boko Haram commettevano omicidi o, comunque, perseguitavano pesantemente i civili, soprattutto cristiani, ma anche persone di religione musulmana che non condividevano la loro visione a�?religiosaa�?.

Israel inizialmente non aveva come meta la��Italia, ma la Libia. Dopo aver perso la madre uccisa proprio dai terroristi di Boko Haram, Israel ha lasciato la Nigeria e suo fratello, del quale non ha piA? alcuna notizia, quando aveva solo 15 anni.

Ecco il racconto della sua lunga odissea.

Ha trascorso otto giorni camminando prima di raggiungere il Niger, dove A? poi rimasto per un mese. Per andare dal Niger alla Libia, Israel ha fatto un viaggio di un mese su un camion; in Libia, poi, A? rimasto per due anni. Dopo un poa�� di tempo che si trovava in questo Paese, la situazione politica della Libia A? cambiata e anche Israel ne ha risentito. Un gruppo di libici lo ha costretto a fare da guardiano ai carcerati: persone che non avevano commesso nulla di illegale, ma avevano solamente la a�?colpa di essere sub saharianea�?. Israel era costretto a sorvegliare queste persone, a volte anche a picchiarle contro la propria volontA�. Per questo lavoro veniva pagato e poi derubato dalle persone che lo costringevano a farlo. Nel 2015 Israel ha cambiato i propri progetti, proprio perchA� non voleva piA? vivere costantemente nella paura e nella violenza, e ha deciso di venire in Italia.

Per arrivare nel nostro Paese, Israel ha affrontato un pericoloso viaggio su un barcone. Erano in centocinquanta. A un certo punto, ha cominciato a entrare acqua nella barca. Per fortuna sono arrivati i soccorsi italiani, che hanno portato i superstiti in Sicilia. Purtroppo, perA?, sono morte quindici persone.

In ogni caso Israel, una volta arrivato in Sicilia, si A? sentito felice e grato perchA�, durante il viaggio, erano successe tantissime cose brutte, ma lui era giunto a destinazione ed era salvo.

Prima di affrontare il viaggio, Israel si immaginava che qui in Italia si potesse vivere bene ma, soprattutto, che si potesse vivere senza la paura di essere uccisi o subire violenza; sperava che, in questo paese, avrebbe potuto ricominciare una nuova esistenza. Fortunatamente i suoi desideri si sono realizzati.

a�?Tutto ciA? che ca��A? qui e che succede qui mi fa stare benea�?, ci ha detto Israel durante la nostra lunga intervista. Questo ci dovrebbe far pensare quanto solo un poa�� di pace possa far provare felicitA�.

A noi sembra poca cosa essere liberi, sembra quasi un fatto scontato. Qui, in Italia, si puA? camminare liberamente sul marciapiede e si puA? esprimere il proprio parere; qui persone con un passato come quello di Israel possono ricominciare a sognare, perchA� ca��A? la libertA� e la possibilitA�, anche se con fatica, di ricostruirsi una vita dignitosa e serena.

Oggi Israel sogna di trascorrere qui in Italia la sua nuova vita, spera di trovare un lavoro grazie a un percorso di studi e di costruirsi una famiglia. Insomma, tutto ciA? che da noi A? normale realizzare, ma che, in altre parti del mondo, puA? essere solo un sogno.

Emma Pellizzoni

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