UNA GIORNATA TRANQUILLA

Era un lunedì normale per Giovanni: il solito lunedì di seconda media, ma sarebbe stato l’inizio di una settimana sfortunata. Giovanni, come al solito, si svegliò alle sette, poi preparò la cartella. però … non trovava il suo compito di storia e, dopo un urletto da aquilotto, si mise a correre per tutta la stanza, cadendo un paio di volte, cercando il compito. Proprio quando aveva ormai deciso di rifarlo, vide il suo piccolo cagnolino, tranquillo davanti alla porta della camera, con il suo compito in bocca; così Giovanni si mise a strisciare, come un militare sotto il filo spinato, dirigendosi verso il cane Ugo che, alla vista del padroncino, iniziò a correre attorno al letto. Si riprese il compito e, camminando come se avesse vinto una gara di corsa e vantandosi con i muri, visto che in corridoio non c’era nessuno, andò a fare colazione; poi si vestì e uscì per prendere l’autobus alle sette e quaranta. Quando arrivò a scuola, con ancora il compito di storia in mano, un suo amico gli fece notare che non aveva la cartella: “Ehi Giò, ma la cartella? L’hai lasciata a casa?” “Ah ah ah…bello scherzo Mario!”. Si girò e si rese conto che la cartella l’aveva davvero dimenticata a casa!!! Giovanni si chiese due cose: come aveva fatto a dimenticare lo zaino? Come lo riprendeva? Quindi (come se avesse visto un angelo) corse verso una bicicletta, diede cinque euro al padrone della bici, salì in sella e iniziò a pedalare più velocemente possibile verso casa, ad almeno tre isolati da scuola. Arrivata a casa stremato, il povero dodicenne si ricordò che le chiavi dell’abitazione erano nello zaino; ma Giovanni, che era noto per la sua testardaggine, voleva arrivare a scuola con la cartella e così doveva essere! Si ricordò che la sua finestra con un paio di botte di apriva! Si avvicinò ad  essa, felice della scoperta e saltellando come Heidi. Diede delle botte alla finestra che si aprì subito, però … partì l’antifurto!!! Corse al piano di sopra e prese la cartella, uscì dalla finestra e si rimise in sella e partì tutto contento verso la meta, ma quando svoltò all’incrocio, la macchina della polizia (diretta verso casa sua) lo centrò in pieno e lui venne scaraventato dall’altra parte della strada. I poliziotti, dopo avergli chiesto dove fosse diretto, lo riportarono a scuola. Dopo queste disavventure, erano passate sette ore di lezione: all’ultima ora, quella di storia, frugò nella cartelletta e scoprì l’assenza del compito. Sconvolto, fece un respiro e lanciò un urlo che, probabilmente, sentì tutta la scuola.

 

Timoteo Spreafico, 2^F

 

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